Una delle prime parole che si imparano in Senegal è teranga. Si può tradurre con ospitalità, se si accetta che qualcosa sia lost in translation. Con un po’ di esperienza diretta, io oggi lo tradurrei piuttosto con “l’Ospite è Re” e i senegalesi sono molto fieri dell’ospitalità che li rende famosi in tutto il West Africa. Se cammini per strada e vedi qualcuno mangiare (cosa assai frequente), specialmente se è dal grande piatto comune, ti diranno certamente “vieni a mangiare”; è una formula di cortesia, certo, ma nessuno si stupirebbe se tu ti unissi veramente.

La teranga è una gran bella cosa quando la ricevi: appena entri a casa di qualcuno ti hanno già fatto il caffè, c’è sempre un piatto di riso pronto per il visitatore, quando vai a pranzo da qualcuno ci vai con le mani lunghe (anzi se porti qualcosa magari offendi la padrona di casa) e nessuno si aspetta che aiuti a sparecchiare.

Quando sei ospite è la pacchia, ma quando sei tu che ricevi, allora non ridi più. Il matrimonio con un senegalese mi ha promossa nel regno della maitresse de maison, che poi in soldoni vuol dire: provvedere a nutrire un numero non precisato di persone che si presentano ciascuna coi suoi tempi. Ho vissuto per due anni con gente che mangiava a casa mia dal lunedì alla domenica senza mai portare, non dico fiori, ma nemmeno una banana. Io non l’ho vissuta benissimo ma sono cresciuta in popolarità.

Questa arte dell’accoglienza presenta un’altra caratteristica affascinante: quando qualcuno si prende il disturbo di presentarsi alla tua porta senza un invito (e senza neanche una telefonata di preavviso) tu devi lasciare perdere qualunque cosa e intrattenere il disturbatore. Dovevi andare a prendere i bambini a scuola? Cazzi loro. Avevi udienza privata col Presidente? Sfanculalo. Mamadou è arrivato e il mondo si ferma.

Questo l’ho capito a mie spese con mio marito, quando all’inizio del nostro idillio non abitavamo insieme e io lo attendevo per ore (non esagero). Arrivava tutto garrulo e alle mie rimostranze rispondeva che gli spiaceva che fossi infastidita ma lui non poteva proprio fare fretta ad un visitatore. Discussione chiusa.

Una scoperta straordinaria che ho fatto vivendo con i senegalesi da più vicino, però, è che anche loro sono irritati dagli ospiti indesiderati! Non lo ammettono facilmente (mio marito l’ha fatto dopo anni) ma lo considerano come una delle molteplici cose che si fanno, volenti o nolenti, in una società che domanda all’individuo di mettere costantemente gli altri al centro.

E’ una cosa alla quale faccio molta fatica ad abituarmi da prestatore d’opera ma di cui beneficio, in seconda battuta, perché mio marito, senegalese maschio e primogenito (il delfino di Francia!), ha uno stuolo di familiari ed amici pronto ad accoglierci e nutrirci senza preavviso, se solo ci salta il ghiribizzo. Non sfruttiamo molto questo privilegio, essendo mio marito di natura molto riservato e solitario, ma sapere che possiamo spedire i figli per un weekend senza nemmeno una telefonata è molto rassicurante.