In tanti anni ho risposto a molte domande sul Senegal, ecco le più frequenti:

E’ pericoloso vivere in Senegal?

Io vivo a Dakar, una città di 3,8 milioni di persone (censimento 2020). La città non è più pericolosa di qualunque grande città altrove, i problemi di accesso alle risorse sono gli stessi di Milano o Londra: chi ha poco ha sempre meno, e chi ha più o meno fa fatica e chi ha tanto ha tanto e se ne frega del resto. Mio marito constata un peggioramento delle condizioni di sicurezza negli ultimi 15 anni, ma pare che prima Dakar fosse un’oasi di spensieratezza dove i bambini camminavano nelle foreste di Baobab. Oggi non è più cosi, i pericoli esistono, i Babobab si contano sulle dita di due mani ma si può fermare un taxi per strada senza paura di essere aggrediti (non è scontato in molte altre città Africane). Però bisogna fare molta attenzione a non farsi prendere sotto quando si attraversa la strada.

Si prendono le malattie?

(Risposta basata sulla presunzione che la preoccupazione sia come evitarle)

Si, come dappertutto. Ma ce ne sono alcune in più qui.

La malaria è diffusa (mio marito l’ha presa due volte in sei anni e da bambino lui dice che la faceva un’estate su due), è curabile ma i sintomi sono dolorosi e/o molto sgradevoli, il consiglio più saggio è sempre che in presenza di febbre per 24h si fa il test. Il test si compra in farmacia o si può fare ai numerosi ambulatori sparsi per la città ad una cifra ragionevole anche per un senegalese con pochi mezzi. Esistono tipi di malaria mortali, ma sono estremamente rari in Senegal. Non esiste per ora un vaccino distribuito regolarmente quindi la profilassi comportamentale è la migliore arma: usare le zanzariere, coprirsi gambe e braccia quando ci sono le zanzare.

Febbre gialla e Dengue: esiste un vaccino contro la Febbre Gialla (fra le vaccinazioni obbligatorie per i bambini), negli ultimi anni ci sono stati pochissimi casi, isolati immediatamente (ultimi casi trovati nel 2020). Il Senegal è un paese prioritario nella strategia di eliminazione della Febbre Gialla. Il Dengue anche è endemico, più grave della malaria e senza vaccino. I casi più recenti risalgono al 2018.

Il sistema sanitario senegalese non è perfetto, anzi, ma ha una buona capacità di diagnosi precoce e presa di conseguenti provvedimenti (isolamento dei casi, attività di sensbilizzazione delle comunità di riferimento).

Ebola: uno o due casi vennero trovati alla frontiera con la Guinea, ai tempi dell’epidemia del 2014 ma vennero immediatamente isolati e non ci furono conseguenze. Data la sua vicinanza con la Guinea (dove il virus Ebola è endemico), il Senegal rimane un paese prioritario nelle operazioni di prevenzione e diagnosi precoce.

HIV-AIDS: esiste ed è un problema serio di salute pubblica su cui il governo ha politiche specifiche ma l’incidenza oggi è piuttosto bassa ed esistono metodi di protezione semplici ed efficaci.

Ci sono scuole ed ospedali?

Si e si.

Ospedali: ci sono ospedali pubblici, molti dei quali hanno personale sanitario ed equipaggiamenti di standard anche piuttosto buoni. Ci sono anche moltissime cliniche private che forniscono servizi di base e un po’ di più.

Alcuni ospedali pubblici di Dakar hanno macchinari all’avanguardia, magari pochi, ma li hanno. Il problema è la manutenzione (che costa in formazione del personale e pezzi di ricambio che devono arrivare dall’estero). La forza del sistema sanitario senegalese sta nella relativa capillarità dei servizi di base: ogni quartiere ha un poste de santé (ambulatorio) che spesso ha anche un servizio di urgenze e di degenze.

I maggiori ospedali pubblici di Dakar (8 più  altri 8/10 dispensari di base) servono una popolazione di quasi 4 milioni di persone (le periferie più popolose hanno strutture sul territorio). Sono ospedali pubblici ma non totalmente gratuiti: normalmente si paga un ticket che varia a seconda della prestazione richiesta; in genere le visite di base costano relativamente poco, il problema si pone con l’acquisto dei medicinali e/o gli esami: in genere queste prestazioni costano troppo per un artigiano, una cameriera, una cuoca, uno studente.

Aggiungiamo la scarsissima familiarità con l’idea della prevenzione e controllo (quindi si va dal medico solo se si sta molto ma molto male) e otteniamo una popolazione profondamente restia alle visite mediche.

Scuole: ci sono tantissime scuole, pubbliche ma soprattutto private. Dal 2004 l’istruzione in Senegal è un diritto per i bambini/ragazzi (dai 6 ai 16 anni) ed un obbligo per i genitori e per lo Stato. Come spesso accade qui, la strategia di implementazione della legge è debole. Molto debole. Quindi ognuno fa un po’ come meglio gli sembra, e a molte famiglie sfugge il valore dell’istruzione. Il tasso di abbandono è molto alto, specialmente per le ragazze e specialmente nelle zone rurali.

Moltissimi insegnanti della scuola pubblica non ricevono lo stipendio (già di per sé basso) con regolarità, i ritardi a volte sono esasperanti e risultano in scioperi. Moltissimi genitori decidono quindi di fare sforzi considerevoli per mandare i figli alla scuola privata (i cui prezzi variano enormemente). Interessante per me è stato scoprire che le scuole cattoliche sono considerate molto buone e sono frequentate per la gran parte da musulmani praticanti. Matematica è matematica per tutti, l’ora di religione per i non cristiani si chiama morale ma in entrambe le materie insegnano che il matrimonio è l’unione sacra di un uomo ed una donna. Morale:  se vuoi un figlio progressista te lo devi fare da te.

E' un paese musulmano?

Il Senegal è un paese laico a stragrande maggioranza musulmana, come l’Italia è un paese laico a stragrande maggioranza cattolica. L’islam regola moltissimo del funzionamento logistico della società (il venerdi all’ora della preghiera, fra le 13,30 e le 14,30 i negozi e gli uffici pubblici tirano giù la serranda) ma il calendario ufficiale considera le feste cristiane tanto quanto quelle musulmane (il che si traduce in una quantità di feste comandate che fanno la gioia di studenti e dipendenti pubblici).

Credere in Dio viene dato per scontato nel senso che l’agnosticismo non è nemmeno un’opzione (lasciamo stare possibilità più spinte), ma tutti sono benvenuti. I Senegalesi anzi sono estremamente fieri della convivenza islam-cristinanità.

Come in Italia il Vaticano si fa sentire e ha un peso politico ed economico, in Senegal si fanno sentire i Marabouts, che sono dei capi religiosi musulmani. Hanno peso nelle decisioni politiche e sociali, sono il punto di riferimento di migliaia di persone, sono consultati prima di eventi importanti e sono spesso venerati come dei mezzi santi perché ognuno vanta legami di famiglia con personaggi chiave dell’Islam moderno senegalese. L’iconografia senegalese è stracolma di ritratti di questi venerandi: sui taxi, sugli autobus, sui muri delle case, nei salotti buoni per ricevere gli invitati.

Il Senegal è uno stato laico dove vige lo stato di diritto, ma dove la Sharia (la legge Islamica di comportamento) gioca un ruolo chiave, soprattutto nel diritto di famiglia: la maggioranza dei matrimoni sono contratti in moschea e non registrati in municipio, ma nel caso di certe controversie la legge considera coniugi anche quelli solo religiosi. La Sharia regola spesso anche le questioni di eredità (che in famiglie spesso poligame è una questione piuttosto spinosa).

Ti sei convertita?

Sono sposata con un musulmano ma no, non mi sono convertita.

Non è richiesto perché, per l’Islam, una donna che si sposa lascia la sua famiglia di origine ed entra nella famiglia del marito, quindi la moglie non-musulmana viene comunque inglobata senza fare storie. La moglie cristiana può andare a messa come e quando le pare, ma ci si aspetta che partecipi alle feste comandate della famiglia del marito, il quale partecipa a quelle della moglie.

Più complicata la situazione di un non-musulmano che voglia accasarsi con una donna musulmana, perché lì i problemi li fa la famiglia di lei che, in linea generale, rabbrividisce all’idea che la figlia entri in una famiglia non-musulmana.

Detto questo, in Senegal ci sono moltissime famiglie miste che non destano il dibattito pubblico, questo spesso dipende dal fatto che i matrimoni misti avvengono fra famiglie che si conoscono e quindi si, la figlia entra in una famiglia non-musulmana “ma sono brava gente”.