In Senegal ogni venerdì è la “settimana della moda”. Il senegalese è un elegantone che ama farsi vedere indossare abiti tradizionali in tessuti ricchi, burrosi, ricamati, una cascata di trini e merletti per le donne, e poi caftani di 15 metri quadri e grandi copricapi accrocchiati con nonchalance.
Il venerdì gli uomini pregano insieme alla moschea prima di pranzo e li vedi affrettarsi, al canto del muezzin, nei loro boubous (la tenuta tradizionale con i pantaloni ed una lunga casacca) ed il tappeto sotto il braccio. Qualcuno porta anche il fez delle grandi occasioni.
Le donne il venerdì arrivano a lavoro con abiti da Haute Couture, maniche a sbuffo, strascichi di perline (vestiti peraltro che richiedono una manutenzione da costume teatrale), volants e foulards come se piovesse.
Ad ogni festa comandata (due grandi ogni anno) non ci sono regali ma tenute tradizionali nuove. Uno dei regali più apprezzati per compleanni ed eventi sono abbastanza metri di tessuto per fare un vestito, per uomini o donne. Uno dei mestieri più diffusi è il sarto di vestiti tradizionali: ce n’è uno per isolato, i giorni prima delle feste non riescono a dormire per il troppo lavoro e spesso, comunque, non consegnano in tempo.
Vestiti tradizionali non significa il vestito di mia nonna, ci sono mode e tendenze che rivisitano i modelli ogni anno.
Vestiti tradizionali non significa modesti o particolarmente “abbottonati”, le spalle scoperte sono molto diffuse, scolli importanti sulle schiene se ne vedono assai. I vestiti più coprenti non servono a preservare dagli sguardi ma a mostrare che avevi tanti soldi per comprare tanti metri di tessuto bello; e lo stesso vale per i copricapi delle donne: un paio di metri avvolti intorno alla testa con un gran nodo/fiocco che si inalbera fiero.
Il venerdì non è raro vedere per strada delle donne con degli abiti che noi definiremmo “da sera” con tulle e brillanti, tessuti luminescenti e gonne fascianti al punto da rendere impossibile la marcia.
Anche i ragazzi più giovani amano molto mettersi in pompa magna, per quanto rivisitata: scolli irregolari, vedo-non-vedo, ricami geometrici al posto degli arabeschi, tessuti di seta ma con motivi tradizionali. La mia stepdaughter ha diciotto anni e l’altro giorno mi ha mostrato il suo cappello dei sogni: seta e taffetà su un disco delle dimensioni di un anello di Plutone.
Andare a fare visita ad amici, parenti e vicini di casa con il vestito bello è ancora molto importante nella cultura senegalese, la sera dei giorni di festa c’è un gran via vai di adulti e bambini che sbarcano in vestito da gara, ingioiellati e profumati, sapendo di giudicare ed essere giudicati.
Tutti i nuovi designers esposti alle tendenze mondiali della moda internazionale stanno rivisitando il guardaroba senegalese (su instagram ne trovate a bizzeffe) mantenendo molto forte il legame con tessuti e soprattutto modelli della tradizione: boubous, vestiti importanti, lunghi ed ampi e completi corpetto-gonna cola vita molto alta per le donne (un grandissimo must! Modello che però, con un termine francese, qui si chiama “vita bassa”).
Il Senegalese è molto aperto in generale, vivi e lascia vivere è il motto per eccellenza, ma quando deve scegliere di farsi vedere non lascia nulla al caso e quasi nulla all’occidente.
Mia figlia, non ancora treenne, possiede un mini arsenale di capolavori di abilità sartoriale, regali delle zie paterne per le feste comandate. Li adora, essendo capi piuttosto da principessa delle fiabe con gonne a sbuffo, maniche di sangallo, tessuti pregiati e luminosi. Spesso si impunta per indossarli per la cena, dopo il bagno e a me sembra di avere Maria Antonietta a tavola.